PITTORI DI PASSAGGIO

VAN LOO A COLLEGNO

I conti della tesoreria della Real Casa di Savoia ci mostrano il passaggio di un pittore francese che forse non era di straordinario talento, ma che seppe sposare il gusto per la citazione topografica dei luoghi con il lirismo e il pittoresco della natura. Da qui proviene quel romanticismo che presto avrebbe influenzato la cultura e il gusto europeo, e anche quello piemontese.

Era cliché del settecento che molti pittori francesi viaggiassero in Italia: qui studiavano e copiavano il paesaggio e le antiche rovine. Quando tornavano a casa, le riproponevano nei loro dipinti oppure le inventavano di sana pianta, con nostalgia per la classicità perduta.

Rientra in questo copione il pittore che vi proponiamo: Jules-César Denis Van Loo, discendente di una famiglia di pittori e musicisti, studiò a Parigi e prese parte a molti Salons tra il 1785 e il 1817 (negli stessi locali, J. L. David espose il suo quadro “Il giuramento degli Orazi” nel 1785;   nel 1812 venne un pittore del calibro di Géricault).

Tra una esposizione e l’altra e con la rivoluzione francese di mezzo, nel 1793 il Van Loo si rifugiò a Torino dove realizzò cinque vedute di paesaggio piemontese, tra le quali si annovera il Castello di Collegno con l’effetto di temporale. Questi quadri furono tutti acquistati dal Re di Savoia.

A Torino il Van Loo si portava il gusto per il paesaggio classico –  memore dei conterranei Lorrain e Poussin –  e per la riproduzione fedele dei luoghi, insieme all’interesse per gli effetti di tempo atmosferico più vari e estremi. Il risultato è una veduta “sublime”, secondo i canoni propri della pittura romantica del primo ottocento europeo.

Il pittore dovette suscitare un qualche interesse nel Re di Sardegna, se su di lui nel 1816 si scriveva quanto segue: “Il signore Cesare Van Loo  pittore di paese, il quale lavorò qualche tempo in Torino per la Corte, vorrebbe aver l’onore di inviare a Sua Maestà un piccolo quadro che rappresenta il Castello di Moncalieri… Ho l’onore di assicurarla che nessuna idea d’interesse guida il signor Van Loo, che è bravissima persona, a fare quest’offerta; ma bensì desiderio di potere in qualche modo provare a S. M. come egli sia memore dei benefici ricevuti dalla Real Casa di Savoia. Io mi lusingo che S.M. accorderà tale grazia ad un artista ottuagenario”.

In basso, Jules César Denis Van Loo, Il castello di Collegno con effetto di temporale, 1793, olio su tela, 120 x 83 cm, Torino, Galleria Sabauda.