La Certosa Reale di Collegno

Breve excursus storico

Il complesso della Certosa Reale di Collegno, compreso all’interno dell’attuale Parco Generale Dalla Chiesa, è forse noto grazie alla comicità di Totò, ne “Lo smemorato di Collegno”, e, di recente, in un omonimo sceneggiato televisivo della RAI.

Eppure la storia che interessa questo complesso risale assai indietro nel tempo, fino a coinvolgere, da un lato, le vicende dell’Ordine certosini e, dall’altro, la storia sabauda; è recente, invece, la destinazione dell’intero parco ad Istituto manicomiale.

Il nome stesso della “Certosa” rimanda, come accennato, ai luoghi di culto e spiritualità dell’Ordine certosino, fondato da San Bruno a partire dalla Grande Chartreuse di Isére nel lontano 1084.

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L’edificazione di questi complessi religiosi avveniva, di consueto, a seguito di lasciti ereditari da parte di famiglie nobiliari ovvero donazioni ex voto e tiene conto della vocazione eremitica e cenobitica propria dell’Ordine,  la quale influiva nella distribuzione geometrica e chiusa degli spazi e dei chiostri.

Un precedente in tal senso è costituito dalla Certosa di Pavia, la quale è stata edificata per volere di Gian Galeazzo Visconti, duca di Milano, al fine di ringraziare la Beata Vergine Maria per il voto esaudito di sua moglie Caterina Visconti. I lavori della stessa incominciarono nel 1396 e terminano due secoli dopo, consentendo agli architetti di adattarsi agli stili gotico e rinascimentale e di fare raggiungere alla Certosa la sua preminenza artistica nella pianura padana.

La Certosa di Collegno non ha fatto eccezione nella propria origine, in quanto venne edificata per iniziativa della Madama Reale Cristina di Francia, reggente di Savoia, che, recatasi a Grenoble per incontrarsi col fratello, il re Luigi XIII, si recò in pellegrinaggio alla Grande Chartreuse di Isére e fece voto solenne di erigere una certosa presso Torino.

Da pochi decenni la capitale del ducato sabaudo era stata trasferita a Torino, località facilmente difendibile e affacciata sui territori del Piemonte, dal Duca Emanuele Filiberto I .

La reggenza di Cristina di Francia i rapporti con la Francia erano più composti rispetto a quelli dell’illustre Emanuele Filiberto. La Madama Reale aveva sposato il Duca di Savoia Vittorio Amedeo I, il quale decedette nel 1637, lasciando orfani i figli, incapaci di governare, e il ducato conteso tra varie fazioni. Cristina di Francia seppe reggere per diversi anni, senza cedere a nessun partito in contesa, fino ad assicurare il figlio, che salì al trono col nome di Carlo Emanuele II nel 1648.

Complici la complessa contesa dinastica al ducato e una crisi religiosa, la Madama Reale tenne fede al voto espresso ad Isére e nel 1641 iniziò ad acquistare terreni, prati e boschi per l’edificazione dal conte Ottavio Provana di Collegno. Sorgeva soltanto un palazzo, ancora oggi riconoscibile nei dintorni della Parrocchia di San Lorenzo Martire,  appartenuto al dignitario di Corte Bernardino Datta.

Il primo progetto fu affidato al primo ingegnere di Sua Altezza Maurizio Valperga, di cui rimane una traccia nel Theatrum Sabaudiae, la raccolta di incisioni che rappresentava i possedimenti della casa sabauda .

La prima pietra

L’imponenza del progetto e la scarsità di finanze sotto Cristina di Francia determinarono un rallentamento dei lavori: nel 1648 venne posata la prima pietra della Chiesa dedicata alla Santissima Annunziata Vergine.

In modo non dissimile alla Certosa di Pavia, che ha attraversato il periodo gotico e rinascimentale, la Certosa di Collegno si aggiornò allo stile rococò nel 1725, quando l’architetto di Vittorio Amedeo II, Filippo Juvarra, si adoperò per dare lustro all’intero complesso: emblema ne è il portale con la scena dell’Annunciazione.

Il complesso monastico della Certosa cadde in desuetudine all’approssimarsi di Bonaparte in Piemonte, per poi acquisire di nuovo slancio e vigore sotto la Restaurazione, quando i certosini si reinsediarono nei loro alloggi e trovarono sede le suggestive tombe dei Cavalieri della Santissima Annunziata, le cui vestigia sono custodite ancora oggi.

Più recente è la destinazione ad area manicomiale, avvenuta dopo l’allontanamento dei certosini nella seconda metà dell’ottocento, e la creazione del manicomio di Collegno.